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Centro di Cure Niruàl

15
FEB

Se il genio della lampada accompagnandoci nelle fasi della vita ci avesse posto, a 20, 30, 50 o più anni, questa domanda, che avremmo risposto?
Oggi, nel clima generale d’incertezza, dolore, fermo immagine per decidere quale film vogliamo veramente vedere, cosa possiamo dire?
Automatica pare la risposta: la sicurezza, fisica ed emozionale, legata a relazioni fondamentali buone e a un reddito. Il menzionato concetto di base sicura implica una percezione di sé sufficientemente buona da rispondere a situazioni difficili (perdita di lavoro, affetti, trasformazioni molteplici) in modo da garantire il mantenimento d’una condizione stabile.

COL FIATO SOSPESO

Oggi la vibrazione pervasiva nelle case, ambienti di lavoro, spazi pubblici e di comunicazione, sembra quella della paura, col suo senso di paralisi.
La perdita delle precedenti (al virus) sicurezze (lavorative, progettuali, affettive, di rappresentazione e senso del nostro mondo) si accompagna ai vissuti dei periodi di guerra o di catastrofi.
Alla devastazione esteriore corrisponde un analogo panorama interiore.

THE DAY AFTER

Che accade dopo un terremoto?
I soccorsi di chi è deputato all’emergenza, la rimozione delle macerie, la messa in sicurezza degli edifici rimanenti e, infine, una lenta, tenace, fortificata ricostruzione.
Noi dove siamo?
In quel bambino che si aggira spaesato tra la polvere, in cerca di chi ha perso?

Con quell’anziano disperato che a mani nude cerca sotto i sassi le cose imprigionate?
Nella donna o nell’uomo che iniziano a rimuovere ciò che è
crollato?
Siamo ripiegati nel dolore e nella paura, per le scosse di
assestamento che sembrano non finire?
O insieme sotto la tenda da campo cercando di scaldarci, trovare il senso profondo del vivere, nell’essenzialità dell’emergenza?
Stiamo puntellando i muri maestri di casa?
Costruendo una parte o la casa per intero? Con quali criteri? Che materiali? Con quale tenuta su nuovi possibili eventi?

L’ARTE DI COSTRUIRE

Abbiamo bisogno di tanto, forse di tutto. Come per ogni edificazione occorre prioritariamente conoscere la struttura portante:
scavi, fondamenta, piano terra e su fino alla copertura del tetto. Diversamente rischiamo di impiegare risorse e tempo per qualcosa che si dimostrerà fragile o disfunzionale.
Che scavo abbiamo operato per le nuove fondamenta? Troppo piccolo? In aree da bonificare? Su terreno a rischio frane?
Quale materiale fondante per quell’edificio incredibile che è la
nostra persona? Quale tenuta per i piani da sostenere?
Abbiamo esperti ingegneri, geometri o architetti al nostro fianco per imparare a edificare?
Che consapevolezza della nostra casa, della potenza plastica
generativa del nostro centro?
Ogni catastrofe annienta la forma precedente e crea l’opportunità per la nuova.

LICENZE EDILIZIE

Abbiamo scelto dei prefabbricati, o vogliamo provare a costruire nuovamente? Quale ostacolo interno ci sbarra la strada? Quale percezione sfiduciata o svalutante persiste a oscurare l’immagine perfetta del nostro nucleo energetico?
Individualmente, in gruppo, possiamo lavorare perché la casa in cui vivremo sia semplice, luminosa, gioiosa: un luogo dove può dimorare l’IO SONO.

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Accogliamo, valutiamo, orientiamo il paziente verso uno specifico approccio di cura o verso un programma di interventi integrato con più operatori. Ogni passo nasce da un attento ascolto della persona, delle sue manifestazioni (sintomi e segni) e dalla scelta condivisa del percorso utile e sostenibile per ogni soggetto.